Buon compleanno, Alda

Mi chiamo Alda Merini e “Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenare tempesta”

Vengo alla luce il 21 marzo del 1931 alle 5 di un piovoso venerdì, con il Sole all’ultimo grado nel segno dei Pesci e con un Ascendente nel segno dell’Aquario.

I due segni zodiacali hanno in comune Nettuno, il pianeta della genialità, della follia, della creatività, del diverso, dell’originalità e della non normalità.

“Ma chi decide cosa è normale?” La normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia”.

Sono una poetessa e scrittrice italiana, molto conosciuta come “quella dei manicomi”.

Quel giorno la Luna transitava nel segno dell’Ariete in cui c’era già Urano, presentandomi al mondo ancor più stravagante e anticonvenzionale.

“Non sono una donna addomesticabile”, ecco tutto.

Il mio cielo Natale non mi ha portato molta fortuna perché sono nata in un tempo sbagliato, vivendo sulla mia pelle l’ingiustizia del manicomio con tutta la sua ignoranza e la sua violenza.

Il motivo? Volevo solo evadere dal gregge, dall’uso comune per trovare la verità, un senso a me stessa e alla mia vita. Come? “scrivendo poesie”.

Nettuno, il pianeta dei Pesci e dell’Aquario, mi ha portato ad essere così folle da rinchiudermi già a 16 anni in un manicomio, nonostante io mi opponessi con tutte le mie forze e rifiutavo ogni confronto.

Io mi definivo straordinaria e ho avuto il coraggio di gridarlo al mondo intero, ma nessuno ha mai capito la mia follia, perché ero circondata da coloro che non la comprendevano, mentre io volevo vivere la vita a modo mio.

“Io mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri”.

Nettuno è stato il mio spirito guida oltre il pianeta governatore dei Pesci, Nettuno è stato il mio matto interiore, quello che mi ha ispirato a scrivere tantissimi versi. quello che mi suggeriva di vivere fuori dai canoni, di essere semplicemente una donna libera.

Mi piaceva percepire le cose e le persone così come sono senza tanti condizionamenti sociali.

“A pelle si sentono cose a cui le parole non sanno dare un nome”.

Il mio cielo Natale presenta un Nettuno in Vergine, che mi concedeva di vivere fuori dagli schemi e dalle regole, impendendomi di cambiare il mio rapporto con la realtà, di sovvertire il mio quotidiano e invece ho vissuto l’inferno.

Ho fatto esperienze devastanti come l’internamento e 46 elettroshock. Il clima dei manicomi era freddo, arido con lo scopo di spazzare via i sentimenti, mentre a me piaceva nutrirmi di sentimenti ed emozioni.

Nonostante tutto ho sublimato la follia e l’ho trasformato in poesia con lo scopo di esorcizzarla, poiché anche la follia merita i suoi applausi.

Ho cominciato a conoscere i centri psichiatrici e segnavo tutto, passo dopo passo, perché era necessario per me annotare ogni dettaglio fino a scrivere “diario di una diversa”.

Tutta la mia vita è costellata da Nettuno, il pianeta che scombina e trasforma ogni cosa che tocca, il pianeta del genio e della sregolatezza, quello che mi metteva in contatto con l’Universo.

Mentre “la nostra epoca è una gigantesca bolla di solitudine”.

E come se non bastasse, anche Urano ci metteva lo zampino, già, quello che mi voleva una donna libera e invece nulla. Mi hanno tolta la libertà, l’impossibilità ad autodeterminarmi, mi hanno privata dei miei affetti, delle mie quattro figlie, del mondo intero.

Io era semplicemente una donna che voleva vivere fuori dagli schemi, ma a quei tempi era considerato un male, un segno di oscurità e non di luce, un segno di perdizione e non di vitalità.

E così mi chiudevano in manicomio, dove “si va per imparare a morire”.

La poesia è stata la compagna fedele della mia vita, dove la follia si sposava con la mia genialità poetica. Ho fatto della poesia la mia unica ragione di vita. Non è vero che “la poesia non dà pane”, come affermava duramente mio padre.

Io scrivevo i miei versi intingendo il calamaio nel cielo”.

Sono stata una ragazza sensibile e con un carattere malinconico, mi piaceva chiudermi in camera mia e studiare pianoforte, mi entusiasmavano moltissimo suonare e studiare, ma sono stata sempre poco compresa soprattutto dai miei genitori.

Nettuno è stato la mia fonte d’ispirazione che ha costituito un tesoro di risorse creative. La follia non è stata altro che una preziosa risorsa e ha trasformato la mia malattia e il mio dolore in struggenti canti poetici. Le mie fragilità erano le mie grandi ricchezze.

Le mie rime sono illuminazioni, dei semi che penetrano nel profondo del terreno e da cui nascono fiori dai profumi e colori straordinari”.

Nettuno è stato il mio maestro che m’insegnava a camminare sul filo del rasoio, a vivere sempre in pericolo di cadere, ma non si può usare la pazzia come uno scopo. La follia è stata per me un capitale enorme che solo un poeta sa maneggiare con cura.

Il mio Nettuno in Vergine rappresentava un’altra forma di normalità che può generare solo grandi versi poetici, ma non ero capita.

Le mie ispirazioni creative erano scambiate per disturbi mentali.

Il mio rapporto con gli altri è stato sempre complicato e incompreso. Mi hanno fatto vivere situazioni sofferte e allora io mi tuffavo nei voli di fantasia della mente e del cuore.

Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà colori nuovi”.

Mi piaceva stupire la gente con i miei effetti speciali, di sentire cosa provavano gli altri, ma nessuno comprendeva il mio dono dell’empatia.

Non volevo conformarmi a norme e consuetudini, mi piaceva seguire il libero flusso di emozioni, d’ispirazioni, di dubbi, d’illuminazioni e di follie.

Attraverso le mie frasi ho dato voce al dolore di tanti uomini e donne, trasformando l’orrore in poesia. Purtroppo, questo è il merito di un’artista che ha sperimentato tutto della vita: il dolore, la miseria e la perdita, ma anche l’amore e il riconoscimento per una produzione letteraria indimenticabile.

Per lenire i postumi dell’elettroshock scrivevo tantissimo.

Le mie opere sono state innumerevoli, moltissime sono state pubblicate, altre sono rimaste inedite. Ho scritto davvero tanto, la poesia è stata la cura per la mia solitudine, come vogliono Giove e Plutone in quinta casa, la casa della creatività e degli eccessi.

La mia vita è stata unica, la mia intensità emotiva ha affascinato un vasto pubblico composto soprattutto da giovani. Tutti leggono i miei versi e le mie frasi “gli aforismi sono gli incantesimi della notte”.

Ero eccentrica e creativa e non ho perso mai l’equilibrio e “ciò nonostante credo che da tutto questo buio troverò una via d’uscita”.

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